Canada

1 settembre

Partenza prestissimo , alla 02.00 siamo già in auto direzione Aeroporto di Bologna. Teo dorme e si sveglia solo al parcheggio che avevamo prenotato con Park to air. Sbrighiamo il check in al self service Klm e lasciamo i bagagli al banco. Il volo è su un aereo un po datato e con molti spifferi ma risulta essere puntuale ed atterriamo ad Amsterdam in orario per la nostra coincidenza che stavolta è un fantastico A330 in cui dormiamo profondamente fino all’atterraggio a Montreal. Sono le 16.30 e pensiamo di fare già un giro in città ma il ritiro dell’auto, Ford Fusion 3000, e il traffico ci portano via tempo, così arrivati al Saint Denis (suite con idromassaggio in upgrade gratuito), nel quartiere Latino, crolliamo dopo una frugale cena take away.

2 settembre

Appena svegli ci dirigiamo al porto vecchio che tutto è tranne che turistico. Qui infatti vengono gli abitanti della città a godersi il mare, andare in bici o a correre. Niente centri commerciali e pochi ristoranti, solo vita all’aria aperta e intrattenimenti vari in Place J. Cartier e Place d‘Armes. Quartiere storico della città dal 1964 vanta molti edifici risalenti ai due periodi di colonizzazione: quello francese del 1725 e quello inglese del 1765. Per non sentirci meno atletici dei canadesi, noleggiamo un ricoh e visitiamo il waterfront, poi pranzo in piazza Cartier e giro tra i negozi e i palazzi d’epoca tra cui la splendida basilica di Notre Dame. Nel pomeriggio saliamo con il bus al Mont Royale un quartiere vivacissimo e con un parco da cui si gode una bella vista panoramica sulla città… anche qui corrono o vanno in bici. Tra aceri, abeti e laghetti, scoiattoli e procioni fanno capolino spesso e volentieri.

3 settembre

Montreal meriterebbe un giorno in più ma abbiamo poco tempo e decidiamo di partire presto puntando il Lac Saint Jean attraversando i Laureziani. Lo spostamento è lungo e abbastanza noioso. Ci spiegano, durante una sosta, che è molto più bello nel periodo dell’ Estate Indiana a fine settembre, dove i colori si accendono con il fenomeno del “fall foliage” e la strada si percorre piacevolmente. Arrivati al lago troviamo un piccolo parco giochi dove Teo impazzisce, toglie le scarpe comincia a correre, fare l’altalena e da dove non vuole più venir via. Ceniamo in un bel ristorantino vista lago e cerchiamo da dormire.

4 settembre

Alle 09.00 ci aspetta il safari. In quella zona infatti, nei pressi di Saint Felicienne, c’è una riserva enorme dove si può fare avvistamento di animali selvaggi in ambiente controllato. Ti mettono su un furgone ingabbiato e seguiti da una Jeep con Ranger armati si entra per gli avvistamenti. Cosa vediamo? Alci, cervi, caribù, bufali, bisonti, lupi, mufloni, marmotte, orsi bruni e orsi grizzly! Esperienza incredibile e Teo si diverte da pazzi!

Il pomeriggio, sul presto, seguiamo la strada del fiordo Saguenay fino a Tadussac e sinceramente dopo aver visto i fiordi Norvegesi, questo non ci colpisce particolarmente. La cittadina al nostro arrivo ci accoglie con un suggestivo panorama, infatti si affaccia sulla baia proprio a ridosso della foce del fiume. All’hotel scelto per la notte (Le Beluga) possiamo anche prenotare il whale watching, così decidiamo per l’escursione della mattina seguente e passiamo il pomeriggio a girovagare tra i negozi. Tadussac risulta essere una meta turistica ma abbastanza piacevole e non troppo affollata, così passiamo un po’ di tempo in relax facendo un po’ di shopping.

5 settembre

La mattina ci imbarchiamo per tre ore di whale watching ma non vediamo niente! Ci dicono che nelle uscite successive si sono fatti alcuni avvistamenti, ma consiglio vivamente di effettuare escursioni da altri porti. Partiamo delusi in direzione Baie Comeau dove ci attende il traghetto per Matane, nella Gaspèsie. Sulla strada ci accorgiamo che ci sono dei punti di avvistamento e ci fermiamo. Incredibile ma vero riusciamo a scorgere le balene dalla riva… fantastico! Sulla strada puntellata di graziosi villaggi e vecchi fari, ci fermiamo a pranzo assaggiando la poutine, un particolare formaggio a bocconcini che si mangia da solo o sopra le patatine fritte con il sugo di carne. Alle 19.00 siamo in fila per il traghetto che ci porterà a Matane, dove dormiamo in un grazioso motel appena fuori da porto.

6 settembre

Ricca e gustosissima prima colazione con frittelle, sciroppo d’acero, french toast uova e svariate marmellate e siamo pronti per altri chilometri. La direzione è Gaspè attraverso i monti Appalachi fino al parco nazionale di Forillon. Ci accorgiamo subito che in questa parte di Quebec la musica cambia. I paesaggi sono da subito bellissimi, la strada offre scorci interessanti e ci fermiamo spesso fare foto o riprese. Dopo poco più di tre ore di marcia arriviamo alle porte del Parco Nazionale di Forillon, 244 kmq di penisola che dal 1970 il Canada ha deciso di preservare per la sua conformazione geologica, le colonie di uccelli e i pini artici. Comincia a piovere, di brutto. Decidiamo comunque di entrare e con la macchina arriviamo all’ingresso sud dove paghiamo 12 dollari e parcheggiamo alla partenza dei sentieri. La pioggia e il vento cominciano ad essere veramente fastidiosi ma cerchiamo di fare qualche foto ugualmente. Dall’alto vediamo le onde infrangersi sulle scogliere a picco e anche se con il sole dovrebbe essere bellissimo, questo tempo rende tutto molto suggestivo. C’è una scalinata in legno che scende il pendio fino ad una spiaggia di sassi neri e dopo aver messo al riparo Catia e Matteo nell’auto, decido di scendere per delle riprese. Cercando di non scivolare arrivo alla spiaggia, dove ovviamente sono da solo, e comincio a filmare maestose onde che sembrano vogliano mangiarmi e le foche che giocano tra loro. Preso dalle emozioni del momento non mi accorgo che nel frattempo le onde hanno cominciato ad ingrossarsi e la scala da dove sono sceso ora è completamente allagata. Spengo la telecamera e cerco di metterla al riparo, poi aspetto la risacca migliore e mi fiondo alla scala per risalire… ovviamente mi bagno tutto. Il parco è veramente bello, rimaniamo finchè la luce lo permette e poi ci dirigiamo a Gaspè dove cerchiamo un motel per la notte e mangiamo in camera dopo una veloce spesa al supermarket.

7 settembre

Direzione sud, Percè. Arriviamo abbastanza presto e ci prenotiamo per un whale watching… siamo sicuri che alla seconda andrà meglio. La spesa è più bassa di quasi 50 dollari rispetto a Tadoussac e la barca piccola e veloce. Siamo fiduciosi. Uscendo verso il mare aperto scopriamo la Roche du Percè, un maestoso blocco granitico che si innalza dalle acque e che avevamo intravisto dalla strada. Costeggiamo anche l’isola de Bonaventure, una riserva naturale completamente disabitata da dove si possono svolgere escursioni e bird watching. Dopo una prima mezz’ora di ricerca cominciamo ad avvistare i primi soffi da distante, quindi ci avviciniamo e ci ritroviamo circondati da questi meravigliosi mammiferi. Nelle successive due ore, la nostra guida non smette un attimo di gridare la direzione in cui guardare e noi ci accalchiamo ai lati delle barche per le foto. Vediamo Humpback, balene blu e balene comuni in un susseguirsi di sbruffi, pinne che accarezzano l’acqua ed emozioni. Considerato tutto con le balene anche qui in Canada è andata bene. Torniamo al porto e ci concediamo un ricco pasto, ovviamente pesce, nel più famoso ristorante del luogo, mangiamo bene e siamo pronti a ripartire. L’idea è di scendere ancora verso sud per poi rientrare e seguire la Transgaspesiana, una spettacolare strada che attraversa il Parco Nazionale della Gaspèsie fino a Saint Anne. Teo si addormenta e ci spariamo 3 ore di macchina in mezzo a boschi, laghetti e fiumi. Veramente molto scenografico. Quando si sveglia sono quasi le 6.00 e realizziamo che la strada da fare per Saint Anne è troppa e decidiamo di fermarci. L’unico hotel nei dintorni è il lussuosissimo Gitè de Mont Albert (andatevi a vedere il sito) e prendiamo una stanza con cena e colazione. La camera è lussuosa, enorme e con un gran bel bagno, ci diamo una sistemata e scendiamo al ristorante per la cena. Scegliamo dal ricco menù cose piuttosto semplici come il salmone e il bufalo ma qui sono francesi in molte cose, tra cui il mangiare, e inondano ogni pietanza di salse o burro. Teo con i suoi spaghetti “bolognise” è forse più fortunato. I dolci, comunque, sono mondiali!

8 settembre

Abbondantissima colazione al ricco buffet e siamo pronti per ripartire. La bussola punta Quebec City. Cerchiamo di fare più strada possibile e per pranzo ci fermiamo al Parco Bic, una riserva faunistica molto piccola ma interessante sull’estuario del San Lorenzo. Ricca di isolotti, spiagge, cave, montagne e foreste, qui è possibile respirare la brezza marina mentre si osservano le varie specie di uccelli, si va in bici, si fa hiking o kanoing oppure si porta a spasso il cane. Pranziamo al bar del Visitor Centre e ci rimettiamo in marcia. Arriviamo alle porte di QC quasi alle 6.00 così, come promesso a Teo, decidiamo di andare subito alla riserva indiana di Wendake. Wendake è la riserva di una delle tribù più antiche del nord america, gli Huron. Sin dal XVI sec. questi guerrieri erano temuti e rispettati e dal nord del Lake Ontario cominciarono a spostarsi fino alla regione del Saint Maurice e Saguenay, dove si stabilirono definitivamente un secolo più tardi. Nel 1673, ormai ridotti a poche unità a causa della dominazione francese, gli Huron si ritrovarono nei dintorni della città di Lorette in una riserva istituita dal governo canadese. Questa riserva, chiamata oggi Wendake, è ormai diventata un quartiere periferico di QC dove gli abitanti si sono inseriti molto bene con il resto della popolazione, hanno una loro banca e un loro ufficio di polizia e per continuare a far vivere il loro essere “Prima Nazione” allestiscono degli spettacoli giornalieri in un area espositiva all’aperto. Al nostro arrivo, però, è chiusa così decidiamo di dormire nei paraggi e visitarla l’indomani presto. Ci consigliano l’Hotel Museè Nation (anche per questo, visitare il sito) che, appunto, è anche il museo della riserva e uno dei ristoranti migliori di QC. Al check in optiamo per il pacchetto room-brunch lasciando il menù per la cena a la carte. Anche qui piatti troppo elaborati ma dolci di livello. Buoni la birra di produzione propria e il Sauvignon del Sepaq proposti dal sommelier.

9 settembre

Brunch a farci male alle 8.00 con Catia che azzarda cozze e vongole appena sveglia!!!

Alle 9.00 siamo già alla riserva e paghiamo per una visita guidata privata molto esplicativa ma un po’ “Gardaland”, percorrendo la storia e il modo di vivere di questo fiero popolo. Teo si diverte molto.

Prendiamo l’auto e puntiamo il centro di QC, che raggiungiamo in meno di mezz’ora.

Fondata nel 1608, la Vieux Quebec è stata dichiarata patrimonio Unescu nel 1985 ed è l’unico insediamento provvisto di cinta muraria del nord america. QC vanta anche la più antica università del Canada, è ricca di monumenti storici importanti, belle e affollate vie, chiese e bei negozi. Parcheggiamo sotto la Cittadella e cominciamo l’esplorazione dal fotografatissimo Chateau Frontenac, un fiabesco hotel del 1893 che sorge sulla spettacolare terrazza Dufferin. Scattiamo a ripetizione, facciamo shopping e ci rilassiamo, notando però l’enorme affluenza turistica che a volte risulta essere fastidiosa. Per pranzo sostiamo in un pub con un curioso personaggio alla porta, alto, faccia simpatica e un giubbino con un infinità di bandierine cucite sopra. Lo sentiamo parlare in italiano, poi ovviamente in francese, in inglese e in cinese; a fine pranzo contiamo otto lingue!!!

Continuiamo il nostro giro dopo pranzo visitando la Cittadelle, inespugnabile fortificazione francese e punto panoramicissimo. comincia ad essere tardi e prendiamo l’auto per dirigerci presso l’hotel prenotato dall’Italia vicino all’aeroporto. QC vale sicuramente la visita perché bella, suggestiva, ricca e vivace però è una meta gettonatissima e a volte sembra quasi perdere o confondere la propria identità, risultando soffocante.

L’hotel è un Super8 all’aeroporto, visto che l’indomani mattina la sveglia sarà presto per prendere il volo che ci porterà a Toronto. Accanto all’hotel c’è un ristorante Thai che offre anche menù a buffet e decidiamo di cenare li. Mangiamo benissimo sia carne che pesce e anche Teo tra zuppe e pizza (non proprio thai) non si fa mancare niente.

A letto presto, un po’ di cartoni sull’IPad e nanna.

10 settembre

Il volo Westjet parte alle 06.25 quindi alle 04.30 lasciamo l’auto facciamo il velocissimo check in e alle 08.00 siamo a Toronto. Ritiriamo una nuovissima Dodge bianca e facciamo circa 130 km per arrivare a Niagara. Ci sistemiamo al Radisson (catena da noi già usata più volte) chiedendo, se possibile, una camera con vista sulla cascata. Ci accontentano, la camera è bella e con una gigantesca finestra sul lato canadese. Usciamo subito per un giro ma la prima sensazione è di disorientamento. Le Niagara Falls sono spettacolari ma intorno hanno costruito Las Vegas, anzi sembra Las Vegas con una nuova attrazione! Non ci piace, non ci piacciono i casinò, i ristoranti a tema, il parco di divertimento, i negozi, i grattacieli, gli enormi hotel e ora che ci pensiamo non ci piace neanche la nostra camera. Tutto è stato rovinato. Peccato. Continuiamo a girare e fare foto, facciamo un giro sulla ruota panoramica e ci mettiamo in fila per la Maid of the Mist. Per chi non lo sapesse è un imbarcazione che porta i turisti proprio sotto le cascate, ti muniscono di impermeabili che non servono a molto e fanno il giro anche sotto il versante americano. Tra schizzi e mulinelli ci divertiamo ma Teo sembra essere un po’ spaesato… povero cucciolo.

Torniamo all’hotel per riposarci un po’, poi usciamo per vedere le cascate illuminate ed andare a cena. Siamo stanchi e andiamo a nanna.

11 settembre

Check out e colazione da Ihop (International House Of Pancake, catena già provata in Usa) dove mangiamo ottimi pancake e franch toast accompagnati da caffè Folger. Macchina e via verso Niagara on the Lake, storico insediamento inglese, attraversando vigneti enormi. In questa regione, infatti, la produzione di vino ha raggiunto una grande importanza e, complice un ottimo ambiente pedoclimatico, un ottima qualità. Arrivati nella piccola cittadina, parcheggiamo e cominciamo il giro respirando un aria molto british. Facciamo shopping, chiacchieriamo con la gente del posto, mangiamo un buon gelato per pranzo e ovviamente facciamo molte foto. Il tempo è splendido e fa caldo, ci dispiace dover andar via anche perché sappiamo che sarà il nostro ultimo giro canadese. Toronto International Pearson ci aspetta con il suo volo Airfrance che ci riporterà in Italia. Facciamo tutta una tirata mentre Teo dorme. Lasciamo la macchina e sbrighiamo le formalità d’imbarco. Le luci si spengono. La festa è finita.

 

Il Quebec è un posto che merita di essere visitato per molti motivi. Sicuramente il periodo che si sceglie è importante e noi consigliamo le ultime due settimane di settembre, quando i colori accendono le colline. Bisogna aver voglia di fare qualche chilometro per poter raggiungere i piccoli parchi e le riserve fuori dalle comuni rotte turistiche e si deve tener conto che non è una meta a buon mercato. Paesaggisticamente forse non lascia senza fiato come un Grand Canyon, un Geiranger o un Cliffs of Moher ma sicuramente ha scorci molte belli come Percè, Forillon, Bic, Mont Royale, gli Appalachi. Montreal è una città bellissima che meriterebbe qualche giorno in più di quelli preventivati e Quebec City con il suo castello è senza dubbio spettacolare. I canadesi sono persone socievoli e disponibili, il tasso di criminalità è praticamente vicino allo zero e pur essendo vicini agli States, l’aria che si respira è diversa, più rilassata, più sicura, più europea. Quello che però caratterizza questa parte di mondo è sicuramente la fauna. Riuscire a vedere le balene dalla riva, stare a venti metri da un Grizzly, guidare in mezzo alle alci, uscire da un negozio e dover stare attenti a non calpestare un procione… non ha prezzo!

Ovviamente organizzare il viaggio per conto proprio aiuta non poco a contenere i prezzi e risulta molto più divertente.    

Dicono che l’ovest sia più bello, che Vancuver sia una splendida metropoli, che Calgary, il Jasper, il Banff e le pianure siano indimenticabili. Per ora ci siamo fermati ad est, quindi non ci resta che andare a vedere se è vero.