Belgio

Premettiamo subito alcune cose.

Primo: il Belgio è talmente piccolo che se affitti una macchina e non freni in tempo ti ritrovi in Francia. Secondo: in un paio di giorni vedi tutto ciò che si deve vedere, in tre aggiungi il superfluo e in una settimana fotografi cose che nessuno avrebbe mai il coraggio di esporre in un album dei ricordi. Terzo: Piove sempre.

Dopo un inverno di lavoro senza sosta, vacanze annullate, progetti mai realizzati, influenze, virus intestinali, frustrazioni e così via, mossi da una disperata voglia di fuga e dalla necessità di staccare un po’ la spina, prendiamo il pc con furore agonistico e prenotiamo la prima cosa utile con partenza immediata. La settimana successiva ci ritroviamo tutti e tre su un volo (Ryanair.it) diretto a Charleroi con partenza Ancona. Costo totale a/r 150 euro. Un buon prendere.

Arrivati a destinazione, ci accoglie un tempo inclemente per essere maggio. Ritirati i bagagli, ci dirigiamo verso i banchi Car Rent della Sixt con cui abbiamo prenotato una fiammante Opel Corsa (easycar.it). Al primo incrocio fuori dell'aeroporto, il diluvio universale si abbatte su di noi. Tuoni, fulmini e litri di pioggia ci accompagnano fino a Bruxelles, dove abbiamo prenotato un hotel in pieno centro. Un po’ la pioggia, un po’ che a Bruxelles le strade non sono indicate con i nomi, un po’ che le 17.00 è l'ora di maggior traffico e un po’ che abbiamo una micro cartina 10x10, arrivare a destinazione non è impresa facile. Catia sfodera il meglio di se e ci guida di fronte al parcheggio privato dell'hotel Astrid (booking.it). Posiamo i bagagli e facciamo un giro di perlustrazione che ci porta alla Grand Place, bellissima ma che credevamo più grande. La cosa che ci colpisce di più, però, sono le vetrine dei negozi delle vie laterali. Un susseguirsi di pasticcerie e cioccolaterie che sembrano gioiellerie, praline decorate poste in bella mostra sotto piccoli fasci di luce che ne esaltano i colori, commessi in giacca e cravatta che t’invitano a entrare, diamanti di cioccolato di ogni foggia e colore. Un paradiso! Continuando a girovagare senza meta ci rendiamo conto che la città è abbastanza piccola e comunque circoscritta. I luoghi d’interesse sono vicini tra loro e facilmente raggiungibili a piedi. Se non interessano luoghi politicamente rilevanti (come il Parlamento Europeo) le cose da vedere sono pochine. Saltiamo a piè pari i musei perché Teo non apprezzerebbe. Per cena preferiamo il più vecchio pub della città, dove in un ambiente informale ma curato ci servono spezzatino fiammingo, zuppa di pesce e spaghetti alla bolognese per Teo. Innaffiamo tutto con della Leffe chiara molto buona e paghiamo anche poco. La mattina seguente dopo una frugale colazione in strada cerchiamo il Manneken Pis, la cattedrale di San Michele, la chiesa di Notre Dame, il Palazzo Reale e documentiamo il tutto con molti scatti gustandoci anche una fantastica cialda belga alla crema.

La sera, per cena, ci dirigiamo verso il quartiere vecchio e ci fermiamo da Chez Leon, molto rinomato, dove ordiniamo mules & fries, mules frites, spaghetti alla Bolognese (indovinate per chi) e due Chimay chiare. Ora, le cozze che abbiamo a Portonovo non sono minimamente paragonabili alle loro, però non sono male e considerato che sono il piatto nazionale Belga, gli abbiamo dato fiducia. Contenti della cena chiediamo il conto che anche questa volta è veramente contenuto.

Dopo una buona dormita salutiamo Bruxelles e le sue cioccolaterie e ci dirigiamo verso Brugge attraverso le Fiandre. La tappa intermedia è Gent (Gand), piccola città veramente carina e a misura di turista. Mi ricorda un po’ Trier dei nostri amici tedeschi. Città universitaria, rovine storicamente rilevanti, una bella piazza del mercato, bella la Cattedrale di San Bavone, il Castello dei Conti del 1300 e negozi deliziosi. Pranziamo da Exki, una specie di fast food salutista che ci sentiamo di consigliare vivamente e ripartiamo per Brugge.

Arriviamo intorno alle 16.00 e ci accorgiamo subito che anche qui non sarà uno scherzo trovare il nostro hotel. Brugge è piccolissima, piena di canali, sensi unici, divieti e strade strette... e anche qui non abbiamo una cartina. Non importa, i nostri sensi di ragno ci guidano a destinazione e siamo pronti per un giro in battello. Ci accorgiamo subito che non è una città a buon mercato controllando i prezzi dei ristoranti e delle pasticcerie, anche i souvenir sono più cari che a Bruxelles. Nata in epoca Gallico-Romana e sopravvissuta grazie alle fortificazioni a innumerevoli tentativi di conquista, Brugge comincia a risplendere intorno al 1100, quando il suo porto risulta essere uno dei più affollati d’Europa. Giriamo la piazza principale, molto bella con edifici in stile gotico, il palazzo del Municipio, la Torre Civica, la chiesa di San Salvatore e giriamo per negozi nelle belle e curate vie del centro, saltando anche qui i pur validi musei. Ceniamo in un ristorante che fa molto San Marino, mangiamo male e ci salassa. Rimane l'idea di una cittadina piacevole e affascinante, ricca di storia e fascino, bei negozi e tutto ciò che si richiede a un posto turistico.

Il giorno seguente la direzione è ancora verso sud, guidando tra le dolci colline delle Fiandre, tra paesini con case in mattoncini marrone, alla ricerca di castelli e manieri. Il primo che visitiamo è Beloeil, una stupenda residenza privata del XIV sec affacciata su un lago e con un giardino bellissimo e ben curato. Le persone del posto ci vanno anche per fare sport, andare in bici o mangiare sul prato all'ombra di alberi secolari. Ovviamente piove quindi decidiamo di visitare prime l'interno sperando che nel frattempo smetta. Entrando ci accorgiamo che c'è anche un’esposizione floreale molto bella, forse un concorso. Visitiamo i due piani e rimaniamo colpiti dall'immensa biblioteca e dalla collezione di oggetti d’arte. Non c'è molta gente e questo ci permette di fare molte foto e riprese curate. Continua a piovere, anche se un pochino meno e usciamo per fare delle foto in esterna. Non vengono benissimo ma questo è il clima che ci dovremmo attendere per tutto il viaggio. Riprendiamo la macchina e facciamo un po’ di chilometri prima di decidere di fermarci per il pranzo. Siamo capitati in una piccola cittadina oltre il confine Francese, dove neanche al McDonald (unico ristorante del posto) parlano Inglese. Teo collabora e si mangia un hamburger con patatine, noi optiamo quasi per lo sciopero della fame e una coca. Ci dirigiamo a Chimay, dove ci aspetta un’abbazia chiusa per un congresso e quindi ci salta anche la visita alla distilleria della famosa e omonima birra. Poco male, continuiamo per Maredsous. La strada è imboscatissima e il posto complicato da trovare ma d'altronde i frati francescani avevano scelto questo sito proprio per la quiete. All'arrivo ci accoglie un’imponentissima chiesa di fine ‘800 in stile neogotico molto suggestiva e che visitiamo in rigoroso silenzio. Le visite al birrificio sono solo su prenotazione e quindi ci va male anche qui. Dopo un bel giro nel parco riprendiamo l'auto e ci dirigiamo verso est con destinazione Dinant.

Dopo un’oretta di noiosissima strada di campagna, cominciamo a sprofondare verso un fiume che vediamo in lontananza. Dietro un susseguirsi di curve a gomito ci si apre davanti agli occhi una chiesa in pietra nera incastonata nella roccia e sormontata da una cittadella fortificata. Lungo le rive del Mosa, Dinant ci da il benvenuto. Cerchiamo subito un hotel e optiamo per un Ibis con una bella camera vista fiume. E' freddo e come al solito la pioggia ci accompagna ma lasciamo l'auto al parcheggio gratuito dell'hotel e, a piedi, andiamo alla scoperta di questa piccola perla. Dinant è la prima cittadina della Vallonia che incontriamo, è molto suggestiva ma al di fuori della bella cattedrale e la cittadella, non offre granché. Per cena un bel bistrò ci sfama a dovere e anche la birra è particolarmente gradita (Leffe). Torniamo in hotel e andiamo a letto presto. Fuori i lupi!

Colazione in camera, formalità al check out e siamo di nuovo sulla strada direzione Veves.

Per chi non lo sapesse, lo Chateau de Veves (XII sec.) è il castello che ha ispirato la Disney per la favola della Bella Addormentata nel Bosco e appena arrivati rimaniamo a bocca aperta. La strega Malefica potrebbe materializzarsi davanti a noi in qualsiasi momento! Il castello è identico al cartone animato e incute un po’ di timore. Matteo è eccitatissimo! Entriamo e visitiamo le stanze e la torre anche se in realtà è abbastanza anonimo. Delle foto in alcune stanze ci rivelano che, questa, era una residenza estiva per la caccia della famiglia reale belga.

Ancora verso est incontriamo Lavaux St.Anne, un piccolo chateau che si rivela molto interessante dal punto di vista storico-architettonico. Costruito nel XIII secolo, è stato distrutto e ricostruito più volte da incendi e scorrerie barbare e a tutt’oggi, nonostante le accurate ristrutturazioni, ne porta ancora le cicatrici. Molto bello il parco sull’acqua che lo circonda… peccato che piova.

La strada ora ci porta a pranzo nella cittadina turistica di Durbuy, nelle Ardenne. Niente di che, solo ristoranti, gelaterie, negozi di souvenir e l'unica cosa decente da visitare è il castello, che purtroppo è chiuso al pubblico. Avevamo letto, però, che da queste parti c'è una famosa azienda agricola che produce marmellate di primissima qualità e visto che Durbuy non offre di meglio, la cerchiamo. Giriamo un po’ fino a trovarla e anche se i prezzi sono alti, faccio un signor acquisto. Viva le famose marmellate del Belgio!

Ripartiamo con direzione Jehay, un bellissimo castello del 1800, sull'acqua e circondato da un parco gigantesco e pieno di sculture. L'interno ci lascia un po’ delusi ma il giardino è qualcosa di splendido e facciamo molte foto.

Ci attende Namur, dove arriviamo in tarda serata e pernottiamo in fantastico hotel cinque stelle in collina. Il ristorante dell'albergo, però, ci sembra troppo pretenzioso e caro, quindi usciamo di nuovo per andare a comprare pane, formaggi e cioccolata, quindi torniamo a mangiare in camera.

Il nostro week end lungo è finito e domani mattina abbiamo il volo che da Charleroi ci riporterà in Ancona.

Il Belgio è stato una bella scoperta, dolci colline tempestate di chateau e gente cordiale. Certo non ha particolare fascino ma non è neanche solo la terra di miniere come si pensa. Per un week end low cost va bene, per una vacanza meglio puntare altrove.